Eccomi manda me!
Eccomi manda me!
Riflessione di padre Daniele Frigerio, vicario di Comunità Pastorale a Monza
Battezzati e inviati era il tema del mese missionario straordinario dell’anno scorso. In mezzo c’è stata la pandemia. Potremmo pensare che questo terremoto sanitario, sociale ed economico ha scombussolato anche la fede. Ad uno sguardo più profondo dobbiamo piuttosto dire che la pandemia ha rivelato sfide già presenti, al nostro modo di credere e di essere comunità cristiana.
Le chiese sono rimaste aperte, testimonianza silenziosa e nascosta di una presenza che ha continuato ad operare negli occhi e nel cuore di tante persone e famiglie, attraverso la riflessione, la preghiera, l’azione solidale e che ora si concentra nello sforzo per ripartire, tra mascherine, distanziamento e sanificazioni. Non è soltanto un lavoro da fare. È anche e soprattutto un’occasione per capire meglio chi siamo, perché facciamo tutto questo e che c’è posto per tutti nell’impegno per far uscire migliore il mondo da questa crisi: “ECCOMI, MANDA ME!”, è la provocazione della giornata missionaria mondiale della pandemia.
I “gesti minimi” che stiamo compiendo per far ripartire la comunità, sono solo iprimi passi di un risveglio che può e deve andare molto più lontano. Non la fine della fede, piuttosto un tempo per fortificarla nella fedeltà al dono del Vangelo che abbiamo ricevuto.
Papa Francesco nel suo consueto messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, parte da quella piazza piovosa e vuota del 27 marzo scorso: “Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca... ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: “Siamo perduti” (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme”.
Ciò non riguarda solo i credenti ma tutti gli uomini che oggi sperimentano tristezze e angosce, ma anche speranze. Qui si gioca la nostra fede e forse anche il futuro delle nostre comunità cristiane.
Da cristiani siamo chiamati a “capire che cosa Dio ci stia dicendo in questi tempi di pandemia”. Ecco alcuni elementi della rilettura che papa Francesco fa della situazione nel suo messaggio per la giornata missionaria 2020:
Vedere: Dall’ultima Giornata Missionaria abbiamo vissuto “un anno segnato dalle sofferenze e dalle sfide procurate dalla pandemia”; “Siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati”; “La malattia, la sofferenza, la paura, l’isolamento ci interpellano. La povertà di chi muore solo, di chi è abbandonato a sé stesso, di chi perde il lavoro e il salario, di chi non ha casa e cibo ci interroga...; Abbiamo bisogno delle relazioni sociali, e anche della relazione comunitaria con Dio... L’impossibilità di riunirci come Chiesa per celebrare l’Eucaristia ci ha fatto condividere la condizione di tante comunità cristiane che non possono celebrare la Messa ogni domenica”.
Giudicare: Il “cammino missionario di tutta la Chiesa prosegue alla luce della parola che troviamo nel racconto della vocazione del profeta Isaia: «Eccomi, manda me» (Is 6,8)”. “Nel sacrificio della croce, dove si compie la missione di Gesù (cfr Gv 19,28-30), Dio rivela che il suo amore è per ognuno e per tutti (cfr Gv 19,26-27). E ci chiede la nostra personale disponibilità ad essere inviati, ... per dare vita”; “passare dall’io pauroso e chiuso all’io ritrovato e rinnovato dal dono di sé”.
Agire: Una domanda: “Siamo pronti ad accogliere la presenza dello Spirito Santo nella nostra vita, ad ascoltare la chiamata alla missione, sia nella via del matrimonio, sia in quella della verginità consacrata o del sacerdozio ordinato, e comunque nella vita ordinaria di tutti i giorni? Come risponderemo alla domanda con la quale Dio, dentro la realtà della pandemia, ci viene incontro: “chi manderò”? L’invito a non fermarsi dentro il recinto delle nostre città e del nostro paese ma a “partecipare attivamente alla missione di Gesù nella sua Chiesa” con la preghiera, la riflessione e anche con l’aiuto materiale per “sostenere il lavoro missionario svolto a mio nome dalle Pontificie Opere Missionarie, per andare incontro ai bisogni spirituali e materiali dei popoli e delle Chiese in tutto il mondo per la salvezza di tutti”.
L’invito è a fare la nostra rilettura della situazione alla luce del messaggio del papa che possiamo leggere per intero da questo link