Omelia di S. E. Mons. Luigi Stucchi per il funerale di don Egidio

Ho letto ieri questo titolo “Una processione per salutare don Egidio” e ne sono stato colpito, perché attesta quanto profondo diventa il rapporto tra un sacerdote e il “suo” popolo, suo perché affidato alle sue cure pastorali, suo perché presente ogni giorno nella sua vita, nell'intreccio delle sue relazioni, nella capacità di camminare insieme, come un popolo unito, abbracciato. 
Per questo motivo mi sento anch'io come uno che fa parte di questa processione, forse come ultimo anello di questo passaggio, ultimo ma per ringraziare e lodare tutti insieme il Signore per la grazia del ministero di don Egidio. 
Questo sacerdote appartiene a una delle classi più numerose di ordinazione sacerdotale, 90 preti usciti dal Duomo per la prima imposizione delle mani del nuovo Arcivescovo Giovanni Battista Montini, che solo 6 mesi prima aveva baciato la terra ambrosiana il giorno del suo ingresso in Diocesi, giorno piovoso e promettente dell'Epifania.

Questo confratello appartiene alle generazioni formate nel dopoguerra nel seminario guidato dal Cardinale Ildefonso Schuster, beato l'uno santo l'altro. 
Generazioni di preti generosi in anni difficili, pieni di fede e di carità, ed è ancora significativo il loro numero in mezzo a noi anche se appesantito dagli anni e dai sacrifici compiuti. 

Voi, carissimi fedeli, siete qui perché sapete molto bene quanto grande sia il bene ricevuto da don Egidio. 

Un bene frutto dell'ordine preciso con cui scorrevano le operose giornate del ministero, in cui si poteva contare sulla grazia dei sacramenti, sulla luce della dottrina, sulla disponibilità a tutto campo di chi esercitava il ministero stesso, nella fedeltà gioiosa del dono di se senza condizioni, con forte devozione alla Madonna. 

Grazie a questo servizio anche don Egidio è entrato profondamente nei vostri cuori e insieme diciamo il nostro grazie nella chiesa di oggi con un numero di sacerdoti molto diminuito e dove si cerca di comprendere meglio cosa significa essere prete oggi in un cambiamento d'epoca radicale, per il costume sociale, per la difficoltà di trasmettere la fede, per questa pandemia che ci addolora, ci mette alla prova, ci turba e ci confonde, ci conduce alla morte senza la vicinanza e l'affetto delle persone più care. 

Don Egidio, per la sua limpida fede, per la sua dedizione pastorale, per la sua attenzione alle persone, per il suo desiderio di puntare in alto, sulle montagne fino alle vette, ma ancor più nella vita spirituale, il cui monte è Cristo stesso, ha trasmesso coraggio e fiducia, e col sacramento del perdono ha purificato, perdonato e riconciliato, donando sé stesso. 

Se è stata gioia grande e intensa per lui tornare un'ultima volta sulle vette, quale e quanto grande sarà nel suo cuore la gioia del Paradiso? 
Ecco noi lo pensiamo in questa indicibile gioia, per sempre! 

Mons. Luigi Stucchi, Vescovo Ausiliare della Diocesi di Milano

 

Esci Home