Riflessione di Suor Maria Grazia

“Cerca l’uomo, prova a conoscerlo. Soltanto conoscendolo potrai capirlo.
Prima di puntare il dito per giudicare devo essere disposto a porgere la mano per aiutarlo ad alzarsi” 
(Paolo Borsellino)

Penso che questo pensiero del Magistrato Paolo Borsellino vada bene a tutti. A me va a pennello per la “missione” che svolgo con i miei amici “speciali “, quelli che la Società ritiene dei mostri, dei criminali. Condivido pienamente quello che dice Papa Francesco, il quale, tutte le volte che si reca a visitare un carcere, si domanda:” perché loro e io no? Ritengo che sia stato un gesto grandissimo quello che ha fatto il Papa mettendo tra le Porte Sante quella del carcere di Rebibbia. È un segno, questo, che dice quanta sensibilità e attenzione Papa Francesco ha nei confronti dei fratelli e sorelle detenuti. Chissà quanta gioia ha ridato loro il 26 dicembre scorso, aprendo la seconda Porta Santa del Giubileo 2025, dopo quella di san. Pietro. Una considerazione poi sul motto del Giubileo, davvero molto bello, “Pellegrini di Speranza “: come si può dare speranza a chi deve scontare una pena “disumana” come l’ergastolo? Sono consapevole che chi ha sbagliato deve pagare i propri errori, ma per un cristiano non ci può essere condanna senza apertura di speranza. Se ha il solo scopo di punire, la pena è ingiusta e fine a sé stessa. Dobbiamo sempre dare una possibilità di cambiamento a chi ha sbagliato. So di toccare un argomento molto delicato e difficile e che a molti può dare fastidio, perché è convinto di essere nel giusto pensando che chi sbaglia deve rimanere perennemente in carcere. Papa Francesco, in questo Anno Giubilare, ci invita a pensare proprio questo: sull’ intreccio di speranza e pazienza a un percorso di grazia. C’è questo proprio nelle parole rivolte ai fratelli detenuti: l’invito a un percorso di grazia attraverso la speranza e la pazienza. La vita in carcere offre tanti motivi per vivere queste due virtù. È questo che leggiamo anche nel salmo 27:” Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore”. Pur credendoci, a volte mi è difficile scriverlo in una lettera a un mio fratello detenuto. Ma poi penso che, quando scrivo non devo dare me stessa ma Gesù, la Sua Parola. Ultimamente ho ricevuto una lettera da un mio detenuto, il quale mi scrive:” suor Grazia, mi sento più libero ora chiuso in queste mura della cella che quando ero fuori. Prima ero prigioniero delle catene del peccato ora non più, ora sono libero dentro perché ho incontrato Gesù e il Suo perdono”. Quando un fratello si racconta e mi dice le cose più intime, le sue paure i suoi sentimenti, ho imparato a non giudicare, provo a calarmi nelle loro vite e mi chiedo:” Se fossi stata nella loro condizione, come avrei agito”? Conosco persone che in carcere hanno scoperto la fede, hanno ritrovato la gioia di aiutare gli altri. Hanno alle spalle delitti, violenze e fanno fatica a pensare di ricevere il perdono da Dio. Però sono convinta che la Parola di Dio appena trova uno spiraglio aperto nei cuori, opera grandi cose: io ho visto meraviglie! In margine a tutto questo, una notizia che mi ha reso quanto mai felice. Il nostro vescovo, il vescovo della nostra diocesi, ha indetto Chiesa Giubilare la Chiesa del nostro monastero di Pratovecchio, dove il 13 ottobre accoglierò molti dei miei amici, che hanno vissuto anni di carcere e ora sono in libertà. Quale miglior coronamento di un anno, come questo Giubilare, che si preannuncia per tutti come un anno di grazia e che mi fa tornare in mente le parole di don Primo Mazzolari che aveva scritto:” Chi non crede alla redimibilità di una creatura non è cristiano”.

Suor Maria Grazia
Monastero S. Maria della neve e san Domenico di Pratovecchio

 

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