Celebrare l'essenziale: la gioia del Vangelo
Celebrare l'essenziale: la gioia del Vangelo
La festa della Comunità Pastorale
La festa della Comunità non è solo un’occasione per ritrovarsi, ma un tempo di grazia, in cui fermarsi, guardarsi negli occhi e riconoscersi parte di un’unica “famiglia” che cammina insieme, anche se con passi diversi, anche se con ritmi non sempre allineati.
Se leggiamo il “Direttorio su pietà popolare e liturgia”, scopriamo che la festa patronale è molto di più di un appuntamento sul calendario: «è un tempo dedicato alla vita spirituale, familiare, comunitaria e sociale. È il giorno in cui la comunità si raccoglie attorno all’Eucaristia – fonte e culmine della nostra fede – e si mette in cammino, spesso anche fisicamente, attraverso la processione, per portare Cristo nelle strade, tra la gente, nelle case, nelle ferite e nelle speranze di ogni persona».
Anche oggi, in un tempo in cui tante altre logiche sembrano prevalere, la festa dovrebbe conservare un valore profondo: ridare spazio alla spiritualità, alla fraternità, alla gioia condivisa, interrompendo il frastuono quotidiano con la musica silenziosa della gratitudine.
Le nostre “feste patronali” hanno momenti di festa, di gioco, di folklore: sono parte della bellezza della vita. Ma nella festa della Comunità non possiamo perdere il cuore della festa, che è Cristo e la sua Chiesa. Se l’aspetto esteriore prevale, rischiamo di svuotare la festa del suo significato più autentico. Il Direttorio ci ricorda che «la festa è partecipazione dell’uomo alla signoria di Dio sulla creazione e al suo “riposo” attivo, non ozio sterile; è manifestazione di gioia semplice e comunicabile, non sete smisurata di piacere egoistico».
La Festa della Comunità Pastorale allora è un’occasione preziosa per rinnovare il nostro senso di appartenenza, per custodire la memoria delle nostre singole parrocchie e insieme per guardare avanti, verso un cammino condiviso, fatto di scelte evangeliche, di ascolto reciproco, di collaborazione paziente, di sogni portati avanti e condivisi insieme.
È vero: il nostro cammino non è sempre facile. Ci sono fatiche, resistenze, incomprensioni. Ma fermarci, incontrarci, celebrare insieme l’Eucaristia – il “rendimento di grazie per eccellenza” – ci ricorda chi siamo: porzione viva della Chiesa di Gesù, in cammino verso il Regno.
La Comunità Pastorale non vuole cancellare la storia delle parrocchie, né appiattire le differenze. Anzi: vuole valorizzare ogni identità, ogni carisma, ogni esperienza. Ma ci dice anche che siamo chiamati a costruire insieme un futuro. Non sappiamo con precisione quale sarà il volto della nostra Comunità Pastorale tra cinque, dieci, quindici anni. Ma sappiamo una cosa: il futuro lo si costruisce insieme, passo dopo passo, mettendo in comunione vocazioni, desideri, progettualità.
La festa della Comunità è anche un messaggio per il territorio, per la società civile nella quale dire che i nostri Comuni sono uniti da una comunità di credenti in Cristo, capace di accogliere, di ascoltare, di dire una parola buona e di offrire una casa dove abitare con il cuore.
Facciamo festa. Ma facciamola con il cuore rivolto al Signore, e con gli occhi rivolti gli uni verso gli altri. Perché è bello stare insieme quando Gesù è al centro, e perché la fede diventa vera quando si fa vita, incontro, fraternità.