Domenica 22 gennaio ore 14:00, Mariano Comense

Perché Gesù è la nostra pace e lui ci ha insegnato la strada di rispondere al male con il bene (no alla vendetta!).
Perché Gesù ha detto "beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio."
Perché Gesù risorto ha salutato i suoi discepoli dicendo loro "pace a voi."
Perché Gesù ci ha insegnato che l'apparente debolezza del perdono è più forte della violenza e della morte.
Perché c'è bisogno di far sentire la voce di chi è convinto che la pace si costruisce con uno stile di attenzione verso l'altro, di servizio verso il bisognoso e di rispetto verso la terra.
Perché la guerra non risolve i problemi ma li amplifica: meglio dialogare e trovare motivi di  concordia e non di divisione.
Perché si testimonia che la pace la si costruisce insieme e si è anche pronti a pagare un prezzo, anche alto.
Perché il mettersi in cammino è segno di chi si muove e si rimbocca le maniche e non di chi resta a casa a guardare dalla finestra che gli altri risolvano anche i suoi problemi.
Perché il mondo sceglie sempre più spesso la violenza e le guerre come metodo di confronto e di conquista, e c'è bisogno di far passare una logica diversa.
Perché un domani i nostri nipoti (e la nostra coscienza) potrebbero chiederci: "e tu cosa hai fatto per costruire la pace?"
Perché finché non ti sporchi le mani per un tuo principio (e ti rendi pronto a sopportare qualche disagio) il principio resterà solo un'idea e mai realtà.
Perché chi desidera la pace sono i popoli che davanti ai potenti hanno poca voce in capitolo: è ora che la voce del popolo si faccia sentire.
Perché la pace non è semplicemente cercare una propria comodità, ma darsi da fare per gli altri.
Perché tanti popoli ancora oggi subiscono morte e distruzione dalla guerra e noi vogliamo con loro dire no a tutta la violenza distruttiva che viene usata.
Perché se domani capitasse a noi di subire morte e distruzione dalla guerra vorrei che qualcuno urlasse con noi di fermare la guerra.

don Alberto
 

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