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L'imposizione delle ceneri
Proponiamo la riflessione che il nuovo parroco di Cantù ha scritto per la sua Comunità Pastorale
Il gesto/segno della imposizione delle ceneri viene accompagnato da parole importanti del Vangelo e dal segno della Croce tracciata sul capo o sulla fronte, che è un chiaro richiamo alla potenza della Pasqua, segno di morte e di risurrezione alla pienezza della vita. 
Un gesto/segno che per questo deve essere fatto solo nel segno della fede, non per superstizione, ma con la chiara volontà di diventare sempre più discepoli.
È un gesto/segno penitenziale che però esprime la volontà di intraprendere con entusiasmo, personalmente e insieme, un itinerario di conversione, che è sempre l'itinerario del credente che impara a diventare discepolo seguendo - andando «dietro» - il suo unico Signore e Maestro Gesù.
Con questi presupposti il gesto/segno della imposizione delle ceneri ci dice che:
  • siamo sempre "catecumeni" che iniziano il loro itinerario verso la Pasqua.
  • siamo sempre "penitenti" che cominciano il cammino di misericordia verso la riconciliazione. 
  • siamo sempre “pellegrini” che salgono con Cristo verso Gerusalemme, nonostante le fatiche, le incomprensioni.
  • siamo sempre “discepoli in cammino «dietro»” a Gesù. Essere discepoli ci impegna ad andare "dietro", a seguire. 
Quel segno delle ceneri che riconosce una "fragilità" diventa gesto che contiene in sé una promessa, una speranza, quella che le nostre debolezze umane sono vinte e superate dalla Pasqua di Gesù. Ed è per questo che quel gesto/segno dice l'impegno a mettersi in cammino verso una mèta di luce e di vita, quella della Pasqua, che Gesù condivide con ogni suo discepolo. 
Malgrado la presenza, talvolta anche drammatica, del male nella nostra vita, come in quella della Chiesa e del mondo, questo spazio offerto al cambiamento per essere sempre più discepoli esprime la tenace volontà di Dio di non interrompere il dialogo di salvezza con noi, e di condurci verso la pienezza e l'abbondanza della vita. Mettiamoci dunque in cammino e non lasciamo perciò passare invano questo tempo di grazia.

don Maurizio Pessina

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