Riflessione di don Marco Pozza cappellano del carcere Due Palazzi di Padova

Il rosario è la prima pagina di teologia che ha letto nel volto di sua nonna, della madre e del padre. «È una corda che tengo sempre in tasca, la corda con cui Satana, alla fine, verrà impiccato» dice don Marco Pozza, cappellano del carcere Due Palazzi di Padova, sacerdote vicentino molto vicino a papa Francesco e grande conoscitore della figura della Madre di Dio.

Don Marco recita il rosario tutti i giorni, da oltre vent’anni: «Uno appena sveglio – dice – uno appena prima di addormentarmi (a volte si addormenta con la corona in mano ndr) e gli altri due nel corso della giornata: in carcere, in bici, in treno o in macchina, in aereo o alla stazione».

Don Marco, l’Assunzione del 15 agosto è chiamata anche la Pasqua di Maria. Che significato ha?


«L’Assunzione accade sempre in pieno agosto, nel cuore della distrazione generale estiva: il Demonio odia tantissimo questa festa, perchè si contempla che cosa significa essere stati macchiati dal peccato originale, il grande capolavoro di Lucifero. Maria, unica concepita senza peccato originale, è l’invidia stessa di Satana: con la sua vita mostra all’uomo come sarebbe stata la fine della vita di quaggiù se il peccato non avesse guastato col sospetto la nostra storia d’amore con Dio. L’Assunzione di Maria, dunque, è il segno che ciò che Dio ha promesso all’uomo, la Risurrezione e la vita eterna, è un gesto veritiero. A complicarne la sorte, fino quasi a farci dubitare della sincerità di Dio, è stato Satana. Per questo odia Maria come nessun’altra creatura sulla terra: è l’unica capace di rovinare i suoi (s)porchi tranelli con i quali vuole fare dubitare dell’inaffidabilità di Dio. Tempo perso, il tempo è contato anche per Satana».

Che senso ha contemplare la figura della Vergine in questo tempo così carico di sofferenze e incertezze?


«È nella stagione del dubbio e dell’incertezza che il popolo invoca Maria: quando tutto sembra persino impossibile da realizzarsi, la Madonna ci ricorda che l’impossibile degli uomini è il possibile di Dio, quotidiana amministrazione. Il fatto, poi, che Maria sia capace di intercedere presso il Figlio, fa aumentare a dismisura le sue quotazioni presso il popolo: sapere di avere una postina come Lei che passa le nostre richieste a Gesù – soprattutto quelle fatte nei giorni in cui proviamo persino vergogna a rivolgerci a Cristo – non ci toglie il peso di una paura o di una difficoltà, ma ci aiuta a ritrovare un significato a quel dolore. E l’uomo, soprattutto quello giovane, quando trova un senso alla sua fatica, è capace di sopportare la più lunga delle sofferenze.

La figura della Madonna è spesso descritta in modo etereo, quasi disincarnato, invece fu madre e sposa con grandi passioni e sofferenze. Che cosa ci insegna come donna, oggi, nella sua concretezza?


«È un vecchio trucco del Demonio quello di insegnarci a dire frasi del tipo: “È impossibile!” Dandogli credito, abbiamo finito per costruire i capitelli: abbiamo preso la Madonna e i santi, li abbiamo messi dentro, ci abbiamo messo sopra un vetro blindato, e abbiamo detto loro: “Restate qui, vi portiamo fiori, preghiere, un giorno all’anno vi portiamo a spasso per il paese, ma voi state qui”. Pensare, invece, che tutta quella gente, la Madonna in primis, ha fatto della strada il loro salotto più bello! Mettendoli nei capitelli, ci siamo illusi che quella gente sia nata già santa: difficilmente li immaginiamo in carne e ossa, a spartire la fatica della vita quotidiana, a gestire incomprensioni e rivelazioni, a mandare avanti la casa e gli affetti. Proprio loro, invece, sono l’evidenza di cos’è capace di fare Dio con chi accetta di lasciarsi usare da Lui. Il più grande capolavoro riuscito a Dio non è la creazione del mondo (cosa senza eguali!), ma essere riuscito a far nascere dei santi su ceppi di storie peccatrici. Maria ci insegna questo: “Abbandonate Satana, fidatevi di Gesù: guardate che Donna sono io, potete diventare anche voi così se vi fidate di Lui. Di noi due”. Sembra facile, lo è appieno per chi ama».

Che che cosa rappresenta per lei il rosario? 


«È una meraviglia, per me, rileggere ogni giorno tutta la vita di Cristo, racchiusa nei venti misteri, attraverso gli occhi di Maria: nessuno, più di una Madre, ti può raccontare chi è suo Figlio. Nessuno, più di una madre, ha un potere di intercessione più grande verso suo Figlio. Ringrazierò in eterno chi, da bambino, senza mai usare la costrizione, mi ha mostrato quant’è bello vivere sgranocchiando una corona di cinquanta Ave Maria. Si può anche vivere sgranocchiando noccioline: “Si morirà come si è vissuto!” mi ricordava la mia nonna. Delle donne di Dio, io mi fido a prescindere».
 

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