Vivere la liturgia nella vista pastorale della Comunità

La liturgia non è uno spettacolo da guardare, né un evento da “organizzare” per sorprendere o intrattenere. È un momento sacro, dove l’incontro con Dio si fa concreto, visibile, accessibile. Non ha bisogno di trovate “accattivanti” o di effetti speciali, ma di gesti che, proprio nella loro solennità e ripetizione, aiutano a entrare nel ritmo del Mistero.
È nella semplicità dei segni, nella bellezza del rito, nella forza della Parola proclamata e nel silenzio adorante che la liturgia rivela tutta la sua potenza. Non è qualcosa che costruiamo noi, ma un dono che ci precede e ci supera, perché in essa è Dio che agisce e si dona.
Ogni celebrazione deve essere preparata con cura, vissuta con fede e accolta con stupore. La liturgia è la fonte della nostra identità cristiana: non possiamo viverla con superficialità o improvvisazione, né trasformarla in una sequenza di iniziative personali. Non si tratta di “fare qualcosa” ma di partecipare attivamente, con tutto il cuore, lasciandoci guidare da ciò che accade.
Il Concilio Vaticano II ci ricorda che liturgia è “actio”, azione viva, e ci invita a una “partecipazione attiva” di tutta l’assemblea. Ma questa partecipazione non si esaurisce nel fare cose esteriori: è anche ascolto, interiorità, silenzio orante. È lì che il cuore si apre, e lo Spirito lavora in profondità.
In questo cammino, preparare la liturgia significa aiutare la comunità a vivere ogni gesto, ogni parola, ogni canto come un segno di comunione con Dio e tra noi. È un servizio umile e prezioso, che ci rende strumenti perché il Signore possa parlare, toccare, trasformare.
Viviamo allora ogni liturgia come un dono da custodire, un Mistero da celebrare, una Grazia da accogliere. Prepariamola con amore, celebriamola con gioia, viviamola con fede.

 

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