Croce Tresero: 60° della posa
Croce Tresero: 60° della posa
Segno di amicizia e di fede
Il CAI di Figino Serenza, dopo vent’anni di presenza a Santa Caterina, pensò di lasciare un segno di amicizia ai suoi abitanti. Così, in collaborazione con la ditta CAMAR e alcune botteghe artigiane di Figino, pensò di porre una croce sulla cima del Pizzo Tresero, seguendo un’indicazione voluta da papa Pio XI, lui stesso alpinista: collocare sulle vette delle montagne, dove fosse possibile, una croce.
Il Pizzo Tresero ha una altezza di 3.602 m e si trova nella provincia di Sondrio, fa parte della catena delle Alpi e in quel tempo (anni `60) era una cima completamente innevata. Nella tarda primavera del 1965, si fece una spedizione sulla cima per verificare la fattibilità del progetto. In quella spedizione, si costruì e si pose sulla vetta una croce temporanea ottenuta utilizzando le assi recuperate dai vecchi rifugi realizzati durante la Grande Guerra.
Ottenuto parere favorevole per la posa, iniziò la progettazione della croce e il disegno della stessa fu realizzato da don Alberto Busnelli.
La croce progettata da don Alberto aveva delle dimensioni considerevoli e quindi per la realizzazione si cercarono materiali speciali per poter mantenere il peso il più basso possibile. Ancora, le dimensioni crearono problemi sia per la costruzione, sia per il posizionamento e fissaggio sulla cima. Ma alla fine, l’impegno delle persone coinvolte nel progetto, permise di risolvere tutte le problematiche e la croce fu realizzata per fine luglio 1965.
La croce fu portata sul sagrato della chiesa e fu benedetta dal parroco don Giovanni Cassani. La stessa cerimonia venne ripetuta anche a Santa Caterina: fu nuovamente benedetta dal parroco don Giacomo.
Ora c’era da affrontare la parte più difficile: il trasporto sulla cima poteva essere fatto solo con la forza degli uomini (non si potevano usare elicotteri). La croce fu smontata e trasportata così più facilmente dai volontari del CAI di Figino e volontari della Valfurva fin sotto al ghiacciaio del Tresero. Ma dopo questa giornata di salita, durante la notte ci fu purtroppo una tempesta di neve e il versante est fu completamente ghiacciato. Nonostante questa ulteriore difficoltà, parte della croce fu portata in cima. Nei giorni successivi fu completato il trasporto di tutti i componenti della croce e così si procedette all’assemblaggio. Sulla cima venne portato anche un fornello a gas per poter sciogliere la neve e avere così l’acqua necessaria per impastare il cemento usato per fissare alla roccia le traversine. Dopo tutti gli sforzi di questi uomini, alla fine la croce fu issata e fissata sulla cima.
Una settimana dopo, con don Alberto e parecchi amici della montagna, si celebrò una santa messa e iniziò così il percorso spirituale della croce.
Oggi, 29 giugno 2025, don Riccardo con alcuni giovani sale sul monte Tresero per ricordare il 60° anniversario della posa e celebra una santa Messa: per chi è presente, il panorama che si vede dalla vetta è veramente notevole, segno della grandezza del creato. La croce sulla cima di un monte è un gesto che vuole ricordare, a chi arriva affaticato, che “non sei solo e qui qualcuno ti attende”; ricorda all’alpinista che il sacrificio ha un senso, che raggiungere la vetta vale la salita, che l’amore si manifesta nella forma più autentica: la croce.
Non dimentichiamo che la montagna è spesso luogo e spettatrice di momenti importanti che uniscono Dio e l’uomo: sul Sinai Mosè ricevette la Legge, sul Tabor avvenne la trasfigurazione, su un monte Gesù consegnò le beatitudini e ancora sul Calvario la croce divenne il vertice dell’Amore. Anche la nostra croce posta sul Pizzo Tresero è un simbolo di vita, non di morte; un simbolo di amore, di speranza e di pace: soprattutto in un momento storico come questo in cui le tenebre avvolgono l’umanità.
Una richiesta per le nuove generazioni è che non si dimentichino anche dal punto di vista materiale dell’opera: la croce necessita di una costante manutenzione. Speriamo che la tradizione di accudirla si mantenga negli anni a venire.
Infine, un ultimo pensiero per ricordare quanti collaborarono alla realizzazione e alla posa della croce e che, come dicono gli alpini, “sono andati avanti” e sono ora nel tenero abbraccio della Beata Vergine Maria.