La parola ci guida - Seconda parte

Il Vangelo di questa domenica (6 settembre 2020) termina così: “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5,24). Il versetto di Giovanni è denso di significati: parla di Gesù che ci salva, sottolinea la comunione del Padre con il figlio Gesù; richiama la verità che la salvezza è veicolata dalla parola di Dio. 

Il Verbo che si è fatto carne nel grembo di Maria diventa in ogni credente seme di vita. Con il seme della parola di Dio, dell’annuncio del Vangelo, sempre nasce e rinasce la gioia della salvezza. 
Santa Maria canta “Il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore” (Luca 1,47) e Gesù dice “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Giovanni 15,11). 
Duemila anni di cristianesimo forse ci rendono incapaci di gioia, di meraviglie, di stupore. 
Sì! Proprio Gesù afferma che di fronte a lui, alla sua persona, alla sua parola, c’è posto anzitutto per gioia, salvezza, stupore. 

Se guardando Gesù, rileggendo le sue parole, invocandolo nella preghiera, non c’è in noi gioia, stupore, forse vuol dire che ancora non abbiamo conosciuto Gesù, non abbiamo conosciuto il padre che Gesù ci rivela, non abbiamo conosciuto la salvezza. 
È come se Gesù ci dicesse “Filippo, chi vede me vede il Padre!” “Chi crede in me, crede in colui che mi ha mandato, è passato dalla morte alla vita”.
Il sacerdote è l’uomo che annuncia la Parola di Dio. Il sacerdote è l’uomo della Parola. 

Dall’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco prendiamo alcuni spunti per orientarci in questo tempo di grazia che il Signore ci ha donato. 

L’omelia
  • “L’omelia è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacità di incontro di un pastore con il suo popolo. Di fatto sappiamo che i fedeli le danno molta importanza. L’omelia può essere realmente una intensa e felice esperienza dello Spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita” (nr. 135).

Il contesto liturgico
  • “Occorre ricordare che “la proclamazione liturgica della parola di Dio”, soprattutto nel contesto dell’assemblea eucaristica, non è tanto un momento di meditazione e di catechesi, ma è il dialogo di Dio con il suo popolo, dialogo in cui vengono proclamate le meraviglie della salvezza e continuamente riproposte le esperienze dell’alleanza”. 
  • “Vi è una speciale valorizzazione dell’omelia, essendo il momento più alto del dialogo tra Dio e il suo popolo, prima della comunione sacramentale. Chi predica deve riconoscere il cuore della sua comunità per cercare dove è vivo e ardente il desiderio di Dio, e anche dove tale dialogo, che era amoroso, sia stato soffocato o non abbia potuto dare frutto” (nr. 137).
Grazie don Arnaldo
per averci guidato per tanti anni nella verità e nell’amore della parola di Dio. 

Don Alberto
ti chiediamo di farci pregare con il cuore il Salmo “La tua Parola, Signore, è luce al mio cammino.” 



 

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