La parola ci guida - Terza parte

Partiamo dalla domanda forte del Vangelo: “Ma per voi io chi sono? Per voi che avete lasciato tutto per seguirmi, voi chi dite che io sia?” La domanda è rivolta agli apostoli, a chi segue Gesù in una scelta di vita dedicata a Lui.
Notiamo la differenza, capitale, tra dire: “tu sei uno dei tanti” e “tu sei il Cristo”; non “uno dei tanti inviati da Dio” ma “l’inviato”; non “una delle tante parole che Dio ha rivolto all'uomo” ma “la parola”
Questa risposta esprime la fede nella singolarità di Gesù, certamente un uomo libero, portavoce di un messaggio d’amore universale, maestro di vita spirituale, uomo di pace e di giustizia.

La fede ha una sola risposta: davanti a ogni uomo, per quanto grande e nobile sia, io resto rispettosamente in piedi; solo davanti al signore Gesù mi metto in ginocchio. Il fondamento della vita cristiana è la fede nel Signore Gesù. È questa fede che apre lo spazio del cuore dell’uomo alla chiamata di Dio per una scelta di missione e di apostolato. 

L’Epistola dell’apostolo Paolo a Timoteo permette di cogliere in concreto le caratteristiche dell’uomo chiamato da Dio. 
  • La prima caratteristica dell’apostolo è aver avuto con Gesù un incontro determinante per la propria vita. Paolo dirà di essere stato chiamato, quasi selezionato, per grazia di Dio con la rivelazione del Figlio suo in vista del lieto annuncio ai pagani. In definitiva, è il Signore che costituisce nell'apostolato, non la propria presunzione. L’apostolo non si fa da sé, ma tale è fatto dal Signore; quindi l’apostolo ha bisogno di rapportarsi costantemente al Signore. Non per nulla Paolo dice di essere “apostolo per vocazione”, cioè “non da parte di uomini né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre”. Il sacerdote, l’apostolo, è l’uomo chiamato da Dio.

  • La seconda caratteristica è di essere stati inviati. Apostolo significa appunto “inviato, mandato” cioè ambasciatore e portatore di un messaggio: egli deve agire come incaricato e rappresentante di un mandante. È per questo che Paolo si definisce “apostolo di Gesù Cristo”, cioè suo delegato, posto totalmente al suo servizio, tanto da chiamarsi anche “Servo di Gesù Cristo”. Si sottolinea il fatto che da Gesù si è ricevuta una missione da compiere in suo nome, mettendo assolutamente in secondo piano ogni interesse personale. 

  • Il terzo requisito riguarda l’esercizio dell’”annuncio del Vangelo”. Ai corinzi Paolo scrive: “Ritengo infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo, voi sapienti in Cristo; noi deboli, voi forti; voi onorati e noi disprezzati.” “Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori, per virtù di colui che ci ha amati” (Romani 8).
Come si vede, San Paolo si era donato al Vangelo con tutta la sua esistenza. Questa è la certezza, la gioia profonda che lo guida: “niente può separarci dall'amore di Dio.” E questo amore è la vera ricchezza della vita dell’uomo. 

Questa riflessione aiuta a cogliere la verità della presenza tra noi di ogni sacerdote, in particolare di don Arnaldo e di don Alberto.

 

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