A Figino lo scorso anno per parlare del Padre Nostro

La prima volta che ho chiesto a don Roberto di venire a Figino per un incontro con i ragazzi di catechismo di terza elementare sul "Padre Nostro", mi ha risposto “ma … non sono capace”; la seconda volta ha solo sorriso.
Io non ho desistito e ho chiesto la terza volta; eravamo nel cortile del carcere Bassone, io uscivo dal femminile, lui entrava al maschile e finalmente mi ha detto “sì vengo!”
Abbiamo cercato un testimone per ogni frase del “Padre Nostro” e lui doveva commentare “dacci oggi il nostro pane quotidiano”

Il pane è segno di vita, è pane ogni alimento che risponde ad un bisogno di vita. Siamo in rapporto continuo con il pane che può essere tozzo di pane, speranza, coraggio, carezza, aiuto, casa, acqua, medicina …
Si dice che uno è buono come il pane e Don roberto era proprio uno di questi, buono come il pane ogni giorno, ogni momento del giorno ma anche della notte quando lo chiamavano per qualche “invisibile “che non stava bene. 
Ecco perché ho insistito che venisse a raccontare il suo padre nostro quotidiano.

Ha iniziato l’incontro coinvolgendo tre ragazzi con una scenetta e il racconto di un fatto vero. In sintesi, un ragazzo inginocchiato ogni mattina fingeva di allacciarsi le stringhe delle scarpe (era in un paese dove era proibito pregare) ma in realtà stava il tempo per recitare il Padre Nostro, e così iniziava ogni mattina la giornata. Quindi il primo messaggio “la preghiera” 

Il secondo messaggio la condivisione (Gv. 6, 9) Gesù domandò se qualcuno avesse qualcosa e si trovò un bambino a condividere la sua provvista: cinque pani e due pesci. Quel bambino aveva capito la proposta del “padre nostro”.

Il pane che il cristiano chiede nella preghiera non è il “mio “ma il” nostro “pane. Così vuole Gesù, così faceva don Roberto ogni mattina alzandosi alle 5 e preparando la colazione per gli invisibili che dormono sotto le stelle o in qualche baracca o casa abbandonata.
Don Roberto ha sottolineato anche la generosità di tante persone che gli permettono da anni questo servizio; per esempio alcuni bar ogni sera regalano brioche's, biscotti che portava poi per la colazione con caffè e the caldo.

Alla fine dell’incontro ogni ragazza/o diceva il proprio nome e donava un pacchettino di biscotti che don Roberto riceveva curvo per essere alla pari, alla loro altezza e regalava una carezza, un sorriso e un grazie! 

Alla fine del cammino mi diranno “hai amato?’ 
Ed io senza dire niente aprirò il cuore pieno di nomi.
Il tuo cammino è stato troppo breve ma la lista dei nomi è infinita.

Luisa, catechista

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