La parola ci guida - Quarta parte

Il Vangelo riprende un brano del lungo capitolo 6 di Giovanni sul Pane di vita con la rivelazione di Gesù: “Io sono il Pane della vita: chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai”. Il cuore di Gesù batte forte quando rivela il dono più grande che lui offre a tutta l’umanità, l’Eucarestia, presenza reale del figlio di Dio, che le comunità ecclesiali vivono nei segni del Pane e del Vino. 

Propongo di entrare nel mistero eucaristico, rivivendolo con i sentimenti, le attese, le delusioni, le debolezze e le gioie dell’apostolo Pietro. Pietro passa dal sorriso nel vedere le folle che vengono sfamate, alla delusione di fronte ai cinquemila che abbandonano Gesù quando dice, a Cafarnao, “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”. E Pietro risolve la crisi dei discepoli “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto”. È tracciato il percorso di una storia antica e sempre nuova: al Dono di Dio si contrappone la fede o l’incredulità dell’uomo. E noi seguiamo Pietro. 

Pietro ci porta nel Cenacolo, dove ha vissuto proprio male l’Eucarestia rifiutando il dono della lavanda dei piedi, il dono di Gesù che vive il gesto del servizio che è amore umile e incondizionato. Pietro ci porta nel cortile dei processi, dove rinnega la sua appartenenza al gruppo degli amici di Gesù, perché non comprende che l’amore è dono di sé fino alla sofferenza che porta alla morte di croce, di cui l’Eucarestia è memoriale. 

C’è voluto il perdono di Gesù, la triplice risposta dell’amore di Pietro, chiamato a ritmare la sua missione sul servizio, sulla vita donata e quindi sull’Eucaristia. 

Pietro ci porta nelle sinossi eucaristiche della prima comunità cristiana: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”. È l’eucarestia che plasma Pietro e i primi cristiani. 

Pietro fu martirizzato sulla croce, testa all’ingiù, a Roma, per amore a Cristo e alla comunità. Celebrando l’Eucarestia, dono di vita di Cristo per noi, Pietro ha donato la vita.

Ignazio conversò con gli apostoli e fra il 70 e il 107 fu vescovo di Antiochia, città di primo piano nell’immediata diffusione del cristianesimo oltre la cerchia del giudaismo palestinese. Morì martire a Roma, condannato alle belve, nell’arena del Colosseo.

Pietro e Ignazio, uomini dalla spiritualità eucaristica. Dalla Eucaristia celebrata nelle assemblee dei cristiani alla vita spesa per amore di Cristo e dei fratelli: è questo il percorso che viene suggerito.

Come tanti discepoli del Signore, come tanti sacerdoti e tanti credenti chiamati a celebrare l’Eucarestia nella vita, il 24 marzo 1980, esattamente 40 anni fa, viene ucciso sull’altare della cattedrale di El Salvador il vescovo Oscar Romero, colpevole di proteggere i poveri e gli umili.

Il sacerdote è uomo dell’Eucaristia, che ripete le parole di Gesù: “Fate questo in memoria di me”; invito non semplicemente a celebrare l’offerta del Corpo di Gesù ma piuttosto invito a offrire i nostri corpi così come lui ha fatto, in ricordo della sua morte. 

 

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