Giornata mondiale del migrante e del rifugiato - 27 settembre 2020

«Papa Francesco dà enorme importanza alla condizione di milioni di uomini, donne e bambini dimenticati e costretti a migrare all'interno dei propri paesi, internazionalmente riconosciuti come “sfollati interni” [che in tutto il mondo sono circa 41 milioni di persone].

Il fenomeno dello sfollamento interno accade in moltissimi contesti differenti. 
I principali fattori scatenanti sono i conflitti armati, situazioni di violenza generalizzata, violazione dei diritti umani e disastri naturali improvvisi, ma anche calamità che si sviluppano lentamente. Anche investimenti nello sviluppo, così come grandi infrastrutture o progetti di rinnovamento urbano, possono causare sfollamenti su larga scala. In maniera crescente, la maggior parte degli sfollati interni vive in situazioni di sfollamento prolungato o corre il rischio di dover affrontare continui spostamenti.

Il forte interesse della comunità internazionale nella migrazione forzata attraverso le frontiere internazionali ha, talvolta, distolto l’attenzione da chi è costretto a migrare senza, tuttavia, lasciare il proprio paese, aumentando così la vulnerabilità degli sfollati interni e il loro bisogno di tutela dei diritti umani e di assistenza umanitaria. Un elevato numero di sfollati interni è spesso intrappolato in situazioni disperate, nel mezzo di combattimenti o in aree remote e inaccessibili, isolati da aiuti o soccorsi in caso di emergenza. Le persone in situazioni di sfollamento protratto potrebbero essere costrette a vivere lontano dalle loro case per diversi anni, o persino decadi, e essere privi dell’accesso all'educazione, alle loro proprietà, al lavoro e al supporto che necessiterebbero per avere mezzi di sussistenza sostenibili e una speranza per il loro futuro.

Anche se essi sono spesso costretti a fuggire allo stesso modo e per le medesime ragioni dei rifugiati, gli sfollati interni non rientrano nel sistema di protezione internazionale previsto dal diritto internazionale dei rifugiati. Infatti, finché non sono costretti a oltrepassare un confine internazionalmente riconosciuto alla ricerca di sicurezza e protezione, essi rimangono cittadini sotto la giurisdizione legale del loro paese d’origine, aventi gli stessi diritti e garanzie di qualsiasi altro cittadino di quello specifico stato. Il riconoscimento che uno stato abbia l’obbligo primario di proteggere tutti i suoi cittadini, in qualsiasi circostanza, insieme al rispetto della sovranità statale da parte della comunità internazionale, ha avuto, finora, come risultato l’assenza di un regime giuridico vincolante a livello internazionale e di una definizione globalmente riconosciuta di sfollamento interno. Per tale ragione, ai sensi del diritto internazionale, la responsabilità primaria nel proteggere i diritti umani degli sfollati interni e nel garantire loro assistenza umanitaria rimane in capo al governo della nazione d’appartenenza, anche qualora quel governo non sia sempre disposto o in grado di adempiere i propri obblighi. In simili casi, soggetti internazionali ad hoc possono essere invocati dagli stati e dalla comunità internazionale al fine di rafforzare, piuttosto che sostituire, la competenza nazionale.

Il fine degli Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Interni è di offrire suggerimenti e linee guida per un’azione basata su quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere, integrare. Questi verbi sono già stati usati per i migranti e rifugiati. Essi descrivono la missione della Chiesa verso tutti coloro che vivono nelle periferie esistenziali e in situazioni concrete di pericolo e che necessitano di essere accolti, protetti, promossi e integrati.»

(dagli Orientamenti Pastorali sugli Sfollati Interni)
 

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