L’Adorazione prolungata del Santissimo Sacramento

Le quarantore


L’esposizione eucaristica delle quarantore si richiama alle quaranta ore che, secondo Agostino, Gesù rimase nel sepolcro. Forse si riallaccia alla consuetudine medievale di vegliare, dal Venerdì Santo al notturno della notte di Pasqua davanti al cosiddetto «sepolcro» dove erano state poste la croce e l’Ostia consacrata?
Nella forma attuale le quarantore furono introdotte dal missionario Gian Antonio Bellotti nel 1527 mentre stava predicando la quaresima nella chiesa di san Sepolcro, a Milano: convinse i fedeli, avvicendandosi, a rimanere in adorazione davanti al Santissimo per quaranta ore per implorare dal Signore l’allontanamento del grave flagello della guerra. L’iniziativa fu ripresa da altri e si diffuse man mano anche in quasi tutte le parrocchie d’Italia.


L’adorazione del Ss. Sacramento


Un aiuto per ritrovare il senso autentico dell’esposizione solenne e dell’adorazione eucaristica, ci viene oggi da importanti documenti della Chiesa che traducono la riforma conciliare. L’Istruzione sul Culto del Mistero Eucaristico fuori della Messa dice che «la celebrazione dell’Eucaristia nel sacrificio della Messa è veramente l’origine e il fine del culto che ad essa viene reso fuori dalla Messa». Questo significa innanzitutto che il culto eucaristico, e perciò l’adorazione, deve fare continuo riferimento alla Messa da cui parte ed a cui deve portare, riproponendo una più stretta relazione con la celebrazione. Anche i segni devono parlare questo linguaggio.
Mentre una volta l’ostensorio era posto su un trono distinto dall'altare, ora esso viene direttamente collocato sulla mensa della celebrazione, perché appaia più evidente che l’Ostia adorata viene dalla Messa. E come nella Messa il pane consacrato è posto sulla mensa per essere distribuito, così l’esposizione sull'altare richiama il desiderio di Gesù che istituì questo sacramento perché fosse a nostra disposizione come cibo. Bisogna allora concludere che la preghiera di adorazione a Cristo nel sacramento, prolunga ed interiorizza l’intima unione raggiunta con lui nella comunione sacramentale.
Allo stesso modo, come nella Messa vi è un intimo e inscindibile legame tra la mensa della Parola e quella del Pane, così in ogni preghiera di adorazione eucaristica deve apparire evidente questo rapporto. Del resto, l’introduzione generale al rituale per il culto eucaristico, richiamandosi alla costituzione conciliare sulla liturgia, non tralascia di ricordare che Cristo è egualmente e realmente presente anche nella sua Parola. E’ con questa chiarezza di idee che durante l’esposizione, insieme con canti e preghiere, si raccomanda caldamente di dedicare «un tempo conveniente a letture della Parola di Dio e a un po’ di adorazione silenziosa». Non solo, ma è tanto importante questo momento di confronto con la Parola di Dio e di riflessione personale che «è vieteta l’esposizione fatta unicamente per impartire la benedizione».

 

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