Un esempio per i nostri ragazzi, negli oratori ambrosiani, che ritrovano in Carlo un nuovo amico a cui riferirsi.

«Era un ragazzo normale, semplice, spontaneo, simpatico (basta guardare la sua fotografia), amava la natura e gli animali, giocava a calcio, aveva tanti amici suoi coetanei, era attratto dai mezzi moderni della comunicazione sociale, appassionato di informativa, e da autodidatta costruiva programmi “per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza”. Aveva il dono di attrarre e veniva percepito come un esempio». Con queste parole il cardinale Agostino Vallini, Delegato di Papa Francesco, ha presentato Carlo Acutis durante l’omelia della sua Beatificazione.

Impareremo a conoscere meglio le caratteristiche di questo nuovo Beato della Chiesa universale che è un ragazzo di 15 anni della nostra Diocesi ambrosiana, che faceva l’aiuto-catechista dei cresimandi nella parrocchia di Santa Maria Segreta a Milano e ha abitato nella nostra città per tutta la sua breve e intensa esistenza, tutta spesa in «velocità», non sprecando un minuto, nell’intento di coltivare le sue passioni, i suoi desideri, la sua voglia di vivere e il suo amore per il Signore Gesù che, insieme all’amore per Maria, era al primo posto rispetto a tutto il resto.

«Gesù era per lui Amico, Maestro e Salvatore – ha continuato il cardinale Vallini – era la forza della sua vita e lo scopo di tutto ciò che faceva. Era convinto che per amare le persone e fare loro del bene bisogna attingere l’energia dal Signore».

Una bellissima coincidenza ha posto la Beatificazione di Carlo Acutis all’inizio di un percorso nuovo per gli oratori, grazie alla proposta A OCCHI APERTI che mette al centro la partecipazione alla Messa dei ragazzi, come segno distintivo non solo di una ripartenza, ma anche come “volano” su cui costruire tutti gli itinerari di fede, per crescere con il Signore Gesù nel modo più alto in cui lo si possa incontrare, attraverso i sacramenti, attingendo dal suo amore per imparare ad amare. Come sappiamo, l’Arcivescovo Mario Delpini ha indicato Carlo Acutis come il riferimento da imitare, pensando ai ragazzi e agli adolescenti. Lo ha fatto nella sua lettera pastorale e nel suo Messaggio per la Festa di apertura degli oratori. 

Lo ha sottolineato don Stefano Guidi, direttore della Fom, che ha fatto parte della delegazione diocesana presente ad Assisi per la Beatificazione, insieme al Vescovo ausiliare di Milano, Mons. Paolo Martinelli, e all’Azione Cattolica ambrosiana, con don Cristiano Passoni e Gianni Borsa: «Come ci ha detto l’Arcivescovo di Milano, il dono di Carlo Acutis è quello di una santità adolescente. Per diventare santi non è necessario fare cose eroiche o vivere a lungo, ma è importante e decisivo vivere intensamente il tempo che ci è dato. Carlo Acutis nella sua semplicità, bellezza giovanile piena di sogni, desideri e attese per il futuro, ha vissuto pienamente i pochi anni della sua vita. Per questo è diventato per tutti noi, soprattutto per giovani e i ragazzi, il segno che il Vangelo non è una parola lontana ma illumina la vita e la rende più bella».

Molti sono gli ambrosiani che sono venuti ad Assisi per celebrare la beatificazione di Carlo. Naturalmente qualcuno della sua parrocchia, in cui ha abitato per quasi tutta la sua vita, la Parrocchia di Santa Maria Segreta a Milano. È lì che Carlo Acutis frequentava la Messa assiduamente; ed è davanti al tabernacolo di quella chiesa che si fermava a pregare, come se quella preghiera fosse una “ricarica” con cui affrontare tutto il resto.
Don Matteo Baraldi è il coadiutore di Santa Maria Segreta – oltre che il referente per la Pastorale Giovanile della città di Milano – venuto ad Assisi con il suo Parroco, don Maurizio Corbetta. È stato in questi giorni ad Assisi, visitando anche il corpo del beato Carlo Acutis, nel Santuario della Spogliazione dove è sepolto: «Carlo è stato sepolto con la tuta e le scarpe da tennis, come un qualsiasi adolescente della sua età, come vestono i nostri ragazzi e come vestivo anche io a 15 anni. Mi stupisce e mi commuove questo particolare: un beato in tuta e scarpe da tennis mi ricorda che anche io sono chiamato a diventare santo, qui ed ora; ci ricorda che anche i nostri ragazzi, che così spesso ci appaiono confusi e lontani dalla fede, possono diventare santi, possono fare della loro vita un capolavoro di bellezza e di bontà».

Abbiamo dunque bisogno, in questo tempo, di un beato che è così simile ai ragazzi dei nostri oratori, che può essere richiamato per la sua somiglianza. Forse qualcuno vorrebbe spingere l’acceleratore sulla differenza sensazionale che divide Carlo dagli altri ragazzi, ma non dovrebbe mancare mai nei nostri ragazzi il riferimento all’Eucaristia, quell’amore che diventa folle per il Signore Gesù. Forse la differenza è sull’essenziale che dobbiamo continuamente tornare ad annunciare anche ai più giovani, anche ai preadolescenti e adolescenti. Su ciò che conta vale la pena puntare, soprattutto se tutto il resto sembra generare un appiattimento per cui tutte le cose sono “tutte uguali”.
Noi sappiamo che non è così: Carlo Acutis, nonostante avesse gli stessi stimoli e le stesse passioni dei suoi coetanei, questo lo ha capito.

«Siamo pieni di gioia e di entusiasmo per la beatificazione di Carlo Acutis – ha detto don Stefano Guidi al termine del rito nella Basilica superiore di San Francesco -, un momento di grande spiritualità e grande emozione che ha fatto risplendere la grandezza semplice, la bellezza spontanea, la santità genuina di questo giovane ambrosiano che ha deciso di restare nella terra di Assisi, perché ha intuito un’amicizia spirituale profonda con Francesco d’Assisi. Noi adesso torniamo a Milano e in qualche modo ci facciamo portatori del messaggio di Carlo Acutis. Se non ci fosse stato il Covid, tantissimi oratori avrebbero partecipato, ma siamo convinti che in questi mesi i nostri oratori cresceremo nell’amicizia con Carlo e i nostri oratori diventeranno la “piccola casa” di Carlo a Milano».
 

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