Celebrata una santa messa lunedì 17 maggio presso la Chiesa San Michele

A dieci anni dalla morte di fratel Carlo Livio la Comunità dei Fratelli Oblati hanno voluto ricordarlo celebrando una santa Messa presso la Chiesa Parrocchiale di San Michele a Figino Serenza.
Il ricordo di Fratel Livio è iniziato presso il Santuario di San Materno dove i fratelli Oblati hanno recitato il vespero al termine del quale con i parenti si sono recati sulla tomba per la recita della Sallenda degli Oblati e la benedizione.

Oltre ai Fratelli Oblati erano presenti il Superiore don Donato Cariboni e il Padre Spirituale don Daniele Stocco che hanno concelebrato con don Alberto e don Materno.

Al termine della Santa Messa Fratel Massimiliano attuale fratelli Vicario ha rivolto un breve saluto ricordando la figura di Fratel Carlo con i quale ha vissuto parecchi anni in particolare gli anni del noviziato nella Comunità di Castiglione Olona.


Pubblichiamo qui sotto l'omelia pronunciata dal Superiore don Donato Cariboni che pur non avendo conosciuto di persona ma lasciandosi accompagnare dai racconti di chi lo ha conosciuto ha ricordato la figura di Fratel Carlo per tanti anni fratello vicario.



Cari fratelli e sorelle! Siamo qui per ricordare il X anniversario della morte di fratel Carlo, avvenuta il 16 maggio 2011, per esprimergli la nostra gratitudine per tutto quello che ha fatto per la Famiglia dei Fratelli Oblati Diocesani, per pregare per lui. Ringrazio anche a nome dei Fratelli Oblati il parroco don Alberto e tutta la comunità parrocchiale per l’invito e i familiari di fratel Carlo che sono qui a condividere questo gesto prezioso.

Cosa ci dice la Parola di Dio che abbiamo appena proclamato nella circostanza che stiamo vivendo? Raccolgo 3 spunti:

1) la bellezza di una vita donata al Signore nella consacrazione, nella sponsalità.

Le letture proposte per questa Novena che ci prepara alla Pentecoste rileggono il rapporto della Chiesa con Cristo risorto con il linguaggio della sponsalità. La Chiesa è la sposa senza macchia e senza ruga di Cristo risorto, chiamata a far risplendere la sua luce nella storia del mondo. Ma certamente la vita consacrata mostra in maniera splendida questo rapporto sponsale con Cristo che è di tutti attraverso il dono della verginità consacrata, il dono totale di sé al Signore, mediante la professione dei consigli evangelici di povertà, castità e obbedienza.
Vogliamo allora ringraziare fratel Carlo per questa testimonianza che la sua vita dà a tutti noi e chiedergli di intercedere per noi dal cielo perché il Signore doni ancora molte e sante vocazioni alla vita consacrata alla sua Chiesa e in particolare alla nostra comunità dei Fratelli Oblati Diocesani, e ci renda capaci di ricordare a tutti che al dono della vita che il Signore fa per noi sulla Croce non si può rispondere con un “Grazie!”, occorre donare a Lui tutti noi stessi.

2) la franchezza nel parlare e nel cercare ciò che giova

San Paolo è per carattere sempre molto diretto nel dire le cose e oggi nella seconda lettura ne abbiamo un chiaro esempio: parlando della questione - ai suoi tempi molto dibattuta - se a un cristiano fosse lecito o no mangiare le carni sacrificate agli idoli pagani, risponde con molta franchezza e chiarezza, cercando sempre ciò che giova alla persona che ha davanti: per i cristiani quelle carni sono carne e basta perché gli idoli pagani sono falsi dei, ma se mangiarle o meno dipende da chi hai davanti. Se si scandalizza non mangiarle, se invece non si scandalizza non vi è nessun problema a cibarsene, perché un sacrificio fatto a un falso Dio non ha nessun valore.
Questo aspetto dell’apostolo Paolo mi ha ricordato un altro tratto della personalità di fratel Carlo, che non si è mai fatto problemi a dire in faccia quel che pensava ai superiori del Seminario e anche agli Arcivescovi cercando sempre quel che potesse essere di giovamento alla sua comunità, senza fare sconti a nessuno.

3) non aver paura di aprire porte sul futuro

Il cantico, infine, ci parla di una giovane donna che nella notte va ad aprire la porta al suo Amato: un gesto forse sprovveduto per una donna di quel tempo, certamente coraggioso. Anche oggi spesso nella vita e nella Chiesa preferiamo tenere le porte ben chiuse, con catenacci e antifurti, forse impauriti da quel che potremmo trovare fuori, forse perché ci crogioliamo nella sicurezza che possono darci le mura di casa. Papa Francesco ci richiama invece a una Chiesa “in uscita”, che non ha paura di uscire per incontrare e servire l’uomo la dove vive. Anche Fratel Carlo volle fortemente l’apertura della sua Comunità a un servizio più ampio di quello al Seminario: fu tra i primi ad uscire dal Seminario per andare a prestare il servizio di catechista a Lonate Pozzolo e dobbiamo alla sua caparbietà se il servizio dei Fratelli Oblati si è aperto a 360 gradi alle necessità della Diocesi.
Il Signore e l’esempio di fratel Carlo ci aiutino a vivere quotidianamente il dono di tutti noi stessi al Signore, a cercare sempre con franchezza quel che giova, ad aprirci con fiducia alle sfide che il presente ci pone, guardando con speranza al futuro.





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