Editoriale di don Alberto

Nel versetto 9 della seconda lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi così scrive: “Il Signore mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la mia potenza, infatti, si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.”
Così anche il papa parlando della vecchiaia nella catechesi del mercoledì ha detto: “La tua sequela dovrà imparare a lasciarsi istruire e plasmare dalla tua fragilità, dalla tua impotenza, dalla tua dipendenza da altri, persino nel vestirsi, nel camminare”
Così anche il vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada, gravemente malato, nell’accomiatarsi per sei mesi dalla diocesi per essere operato ha detto: “Quando la prospettiva del futuro si fa incerta e la vita mostra tutta la sua provvisorietà, quel che rimane è l’amore di Cristo che ci attira a sé e ci dona la forza per aderire al suo disegno di grazia, sempre misterioso. San Paolo lo aveva ben compreso quando diceva agli anziani di Efeso riuniti a Mileto: «Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio (At 20,24). È quanto vorrei avvenisse anche per me: testimoniare la grazia di Dio facendo della mia vita un dono, come lui vorrà. Mentre mi consegno con fiducia nelle mani del Padre che è nei cieli, auguro ogni bene a questa Chiesa e a questa città, cui ormai mi lega un affetto sincero. Il Signore guidi i nostri passi sulla via della pace.”

Questi riferimenti risuonano in me in questo periodo in cui la nostra Comunità Pastorale, proprio nel momento della sua festa in onore di San Paolo, vive il suo momento di maggiore debolezza e fragilità. Per la prima volta da quando sono parroco noi preti non siamo riusciti a celebrare tutte le Messe previste. Due nostri confratelli, don Mario e don Giacomo, sono risultati positivi al covid e ora sono in quarantena. Mercoledì scorso a Montesolaro non siamo riusciti a garantire la celebrazione della Messa feriale. La Comunità, già educata da don Mario, ha comunque vissuto un momento di preghiera. Questa domenica abbiamo chiesto al Decano l’aiuto di un prete perché ci aiutasse a celebrare le Messe festive. Riconoscerci Comunità fragile ci aiuta ad essere umili, a non essere superficiali nel giudicare, e ad essere sempre più casa accogliente per tutti. 

Il fuoco apostolico di San Paolo, apostolo delle genti, è rivolto proprio a una Chiesa che sappia sempre più aprire le braccia a tutti, accogliente con tutti. Il riconoscerci fragili ci aiuta a sentirci fratelli delle tante persone che vivono sul nostro territorio e non sono cristiane o non sono credenti. La fragilità può così diventare strada verso i fratelli e strada verso il Signore.

don Alberto

 

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