Un racconto di Natale
Un racconto di Natale
Il racconto di un pastore nella notte più sorprendente di tutte
Stasera rientrando ho trovato la grotta occupata.
All’inizio mi sono arrabbiato, tutti sanno che quella è la mia grotta.
È un buco, ma è la mia.
Ho messo della paglia per dormirci di notte, quando non è il mio turno di stare all’aperto con il gregge e il freddo è pungente, lì mi sdraio, mi scaldo, mi riparo nelle notti di pioggia. E poi, ognuno degli altri pastori ha la sua grotta. Perché occupare proprio la mia?
Quando mi sono avvicinato mi sono accorto che non erano pastori quelli che l’avevano occupata.
L’uomo era uno di città, l’ho capito subito anche se era buio e lui se ne stava in silenzio all’ingresso della grotta.
Questo mi ha irritato ancora di più, chi vive in città non ci ama: gli servono gli agnelli in primavera, la lana quando tosiamo, ma per il resto dobbiamo stare lontani. Noi siamo uomini erranti, non andiamo a pregare al tempio come fanno quelli di città e per questo siamo considerati peccatori irrecuperabili, come i pubblicani. Forse peggio, perché almeno loro hanno una casa vera mentre noi…
E allora, se io non posso venire in città con i miei animali, se sono un peccatore irrecuperabile, perché voi dovete occupare l’unico spazio dove posso riposare di notte, al coperto?
Poi però quell’uomo ha cominciato a parlare, a raccontare a me e agli altri la sua storia e…che posso dirvi, mi sono commosso.
Mentre ancora parlava mi sono allontanato dal gruppo e ho guardato dentro la grotta.
Che è la mia, non dimenticatevelo…
E allora ho visto la donna o, meglio, la ragazza. È così giovane….
In verità, è lei che per prima ha visto me e mi ha sorriso. Un sorriso così bello…
Poi…questa è proprio la notte delle sorprese…sono arrivati altri pastori, gente da lontano, mai vista.
Dicevano, se non ho capito male, che era arrivato qualcuno, forse degli angeli, che gli hanno detto di correre qui, a vedere il Re del mondo, il Dio fatto uomo.
Allora per un attimo ho pensato: vuoi vedere che, visto che gli uomini mi tenevano lontano da Dio, allora Dio ha deciso di venire direttamente da me?
Devono averlo pensato anche gli altri perché la grotta si è riempita di gente, tutti volevano vedere il bambino che se ne stava nella mangiatoia e dormiva.
Mai visto niente del genere: un bambino in una mangiatoia; gente di città nella mia grotta; una moltitudine di pastori, uomini rudi abituati a una vita dura all’aperto, che se ne stanno lì, in silenzio, e fissano il bambino sorridendo senza motivo. Che strana notte!
Alla fine, tutti quanti ci siamo seduti fuori.
Sì, anch’io.
Ero ancora un po’ seccato per via della vicenda della grotta, ma ormai mi stava passando. E poi, quel bambino…non so perché…mi ha trasmesso serenità.
Abbiamo acceso un piccolo fuoco e abbiamo festeggiato tutti insieme questa nascita. E ora sono qui, all’aperto, guardo la luna e le stelle e non so cosa pensare.
Perché l’unica cosa di cui sono certo è che, se questo bambino è davvero Dio che si è fatto uomo, allora adesso Dio sta dormendo nella grotta dove di solito dormo io e vede le cose che vedo io, tutti i giorni.
E anche questo è molto strano ma mi piace. Mi piace tanto…



